La Psicologia tra le righe Angela Ruberto 28 Agosto 2024

La Psicologia tra le righe

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Per impostare una comunicazione che sia realmente efficace è importante conoscere come funziona la nostra mente. In questo ambito il neuromarketing è fondamentale per capire i processi mentali che sono alla base dell’attenzione, dell’interesse e della decisione.

 

Oggi ci concentriamo su 3 effetti psicologici che hanno rilevanza nella fase dell’attenzione.

Effetto di Mera Esposizione

Quante volte ti è capitato di sentire un prodotto o un brand molto vicino?

L’Effetto di Mera Esposizione sostiene che l’utente tende a sviluppare una preferenza per un prodotto semplicemente perché gli è familiare. Questo effetto è stato ampiamente studiato in psicologia e ha trovato applicazione in numerosi contesti, tra cui gli spot pubblicitari.

Per scrivere un testo efficace, l’effetto può essere usato per instaurare familiarità, come una sorta di affetto per un prodotto o un marchio. Si concretizza attraverso l’esposizione ripetuta come l’utilizzo dello stesso slogan o le stesse parole chiave in diversi testi. Questa reiterazione aiuta i clienti a diventare più vicini al marchio o al prodotto e, di conseguenza a prediligerlo.

Ma è fondamentale mantenere un certo equilibrio. Esagerare nell’esposizione crea un overload pubblicitario, ovvero quando i consumatori diventano troppo saturi di un determinato messaggio e iniziano a ignorarlo o, peggio, a sviluppare sentimenti negativi nei confronti dell’azienda.

L’effetto di mera esposizione deve essere visto ed utilizzato come strumento per migliorare un buon copy, non per sostituirlo.

L’Effetto Pratfall, detto anche Effetto dell’Imperfezione

Se pensi che gli errori siano sempre negativi ti sbagli.

L’Effetto Pratfall, detto anche Effetto dell’Imperfezione, è un principio per cui persone o aziende molto competenti diventano magicamente più attraenti agli occhi dell’utente dopo aver commesso un errore. Ciò accade perché l’errore rende più umana la persona o l’azienda, rendendola più vicina e creando un senso di empatia e di connessione.

Può essere utile per rafforzare il legame emotivo tra il cliente e il brand. Un caso tipico può essere quando l’azienda ammette pubblicamente un errore fatto in passato e spiega come l’ha gestito e risolto. Questo dimostra che il brand si assume delle responsabilità, impara e corregge. Un altro caso è la presentazione di un prodotto come non perfetto, ma in ogni caso prezioso per i suoi tratti distintivi. In questo modo si instaura fiducia e trasparenza.

Se l’azienda in questione però non gode della reputazione di alta competenza è meglio non rischiare. Potrebbe essere un’arma a doppio taglio che metta in luce, in questo caso la negligenza.

L’Effetto Priming

Le nostre azioni sono spesso influenzate da ciò che abbiamo visto o sentito poco prima della situazione, anche in modo inconscio. Questo è l’effetto Priming, cioè la predisposizione naturale ad associare un evento ravvicinato alla nostra reazione.

Facciamo un esempio quotidiano: se una persona ci chiede il nome del primo frutto che ci viene in mente e poco prima ci ha mostrato il colore arancione, è molto probabile che risponderemo “arancia”. In questo caso il colore mostrato influenza la risposta alla domanda seguente.

Come funziona questo principio nel copy? Ad esempio con l’ausilio di parole e frasi emotive prima di arrivare all’azione richiesta come un invito a cliccare su un pulsante per approfondire o per fare un acquisto, oppure creando dei testi collegati che inducano l’utente a voler leggere di più. L’obiettivo è creare una connessione e un ricordo inconscio che sia gradevole. 

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La connessione tra psicologia e marketing è talmente stretta che è impossibile prescindere da questi concetti se si vuole costruire una comunicazione efficace con il proprio pubblico di riferimento. Ora che ti abbiamo svelato questi 3 principi, prova a capire quanto ti influenzano come consumatore, ti renderai conto subito della loro utilità.